Bambini costretti a dormire nei commissariati

alt Accucciati in un angolo con un braccio a reggere la testa stanca. Distesi, tra il viavai di poliziotti e gente comune, a recuperare ore di sonno perse in strada a mendicare o in chissà quale anfratto della città. Hanno 12, 14 anni al massimo, i vestiti troppo stretti o troppo larghi, scarpe sporche con suole stufe di camminare e sorrisi sbiaditi. Sono i ragazzini senza un tetto e nessuno che li aspetti. Rifiutati pure dai centri per minori, ormai al collasso, e ospitati tra mille difficoltà in più commissariati di polizia di Roma. E’ il caos. «Da qualche giorno, per le carenze organizzative del sistema accoglienza - spiega Domenico Pianese, Segretario Generale Aggiunto del Coisp - decine di ragazzini per lo più egiziani, senegalesi e albanesi, stazionano nei principali commissariati in attesa che i servizi sociali individuino case famiglia o strutture in grado di ospitarli. Solo al commissariato Viminale ci sono 14 ragazzini che i poliziotti accolgono come possono. La maggior parte delle volte si presentano spontaneamente. Abbiamo provato a indagare su chi e come li porti negli uffici di via Farini, ma niente. Quando arrivano, come prima cosa, vengono attivate tutte le strutture dovute: case famiglia, servizi sociali, tribunale dei minori. Poi, avendo da questi ormai sempre una risposta negativa, alla polizia non resta che farsi carico di minorenni che non possono essere rimessi in strada». I centri di accoglienza, da settimane stracolmi, non hanno più modo di ospitarli. Ma gli agenti, che se li ritrovano al portone dei commissariati in media due, tre ogni giorno, non possono e non vogliono lasciarli fuori. «Li sistemiamo nelle sale d’attese o negli uffici - racconta un altro poliziotto che ci chiede l’anonimato - Stanno con noi mentre lavoriamo, gli compriamo la colazione, i panini e gli diamo i nostri giubbotti per coprirsi. Nonostante gli sforzi da parte dei vari dirigenti per sollecitare le strutture comunali, al momento la situazione non sembra cambiare. Anzi».Segnalazioni arrivano da posti di polizia e della periferia, situazioni diverse, più o meno gravi. Restiamo al Viminale dove si passa a fatica negli uffici al piano terra, facendo lo slalom tra i ragazzini seduti tra gli agenti impegnati a lavorare. Hanno gli occhi vispi, ma sorridono stanchi. Uno di loro fa il segno di vittoria, consapevole - se non altro - di essere al sicuro. Nella sala d’attesa un ragazzino dorme sulla fila di sedie solitamente occupate da chi entra per una denuncia o per un documento. È vestito interamente di nero, come il colore della sua pelle. Quasi si mimetizza, ed è forse quello che vuole, in attesa che qualcuno possa offrirgli una sistemazione vera. «La dirigente del commissariato Viminale ha scritto anche al Tribunale dei minori, come da prassi - continua Pianese - ma il problema esiste anche nei commissariati di San Lorenzo e Trevi. I minori arrivano in continuazione, magari sorpresi a borseggiare. Vengono portati in ufficio e, a seconda delle disponibilità dei centri di accoglienza, restano intere giornate o addirittura le notti nei commissariati».Nel centralissimo Trevi, in piazza del Collegio Romano, la sala d’attesa è trasformata in un banchetto da quattro ragazzine nomadi. Sorprese a sfilare portafogli e cellulari ai turisti, aspettano di conoscere le proprie sorti mentre sgranocchiano patatine offerte da poliziotti che le hanno fermate decine di volte e che puntualmente se le ritrovano lì. «Facciamo la balia a ragazzini che non sanno dove andare - racconta un agente - Molti di questi li conosciamo, ci chiamano "sorella" o "fratello". Usciamo e rientriamo dai turni, certi di ritrovarli dove li avevamo lasciati. Passano il tempo distesi all’ingresso, con una bottiglietta di succo e qualche cartaccia ai piedi. Non ci chiedono niente, ma ormai io i miei buoni pasto li utilizzo per comprare il cibo a loro. Non hanno altri che si prendano cura di loro. Ma così non si può andare avanti. La situazione non migliora e se passa il messaggio che i commissariati offrono vitto e alloggio, rischiamo di lavorare in porti di mare». Silvia Mancinelli COISP SU IL TEMPO - MINORI IN COMMISSARIATI - 4-10-2016

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